LA FAMIGLIA FRECENTESE

      

                                                                                 
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ORIGINE E STORIA
DELLA FAMIGLIA FRECENTESE. IL RAMO DI S. MARIA CAPUA VETERE

di Roberto Frecentese



    Le origini del casato Frecentese e la sua vicenda storica sono percorse attraverso l’ausilio dei documenti a partire da Giovanni di Nocera (1017?) e nelle diramazioni dei suoi nuclei a Sarno, Amalfi, Napoli, Nola.
Da Nola è nato il ramo di S. Maria Capua Vetere agli inizi del XVIII secolo.

Nel libro sono ricostruiti per la prima volta storia, attività economiche, personaggi, parentele, legami sociali e cultuali, curiosità, genealogie (Sarno, Amalfi, Napoli, Nola, S. Maria Capua Vetere, Vallo della Lucania, Laurino, Torre Annunziata) con l’ausilio delle fonti d’archivio.

Le notizie sparse un po’ dappertutto e mai collazionate tra loro vengono presentate in un quadro storico- genealogico, grazie al quale è possibile ricavare gli intrecci tra il casato ed i territori di antica tradizione politica, economica e culturale del Regno di Napoli.

La famiglia, appartenente alla nobiltà locale di Sarno, ha vissuto un periodo di straordinario splendore tra XV e prima metà del XVI secolo, durante il quale ha partecipato attivamente alla società del tempo.

Un capitolo è stato dedicato interamente ai documenti medievali. Il volume possiede, oltre quello generale dei nomi e dei luoghi, un indice per genealogie al fine di agevolare la ricerca.


Edizioni PHASAR 2012     € 35,00  
ISBN: 978-88-6358-146-1
Proprietà letteraria riservata
© 2012 Roberto Frecentese

Il libro è disponibile anche in formato e-book



IL RAMO DI S. MARIA CAPUA VETERE

 1. Il periodo pre stato civile sammaritano (sec. XVIII).

1723, 11 maggio. Paolino Giovanni Bernardo Frecentese, figlio di Francesco Antonio ed Angela Casanova, si sposa nel Duomo di S. Maria Capua Vetere con Agata Paolella. Provengono da Nola. Prima di raggiungere S. Maria Capua Vetere si erano fermati brevemente a Casapulla. Paolino portava con sé il fratello Felice e la sorella Cristina. La morte della moglie, forse per le conseguenze del parto, e del piccolo Francesco Maria Nicola, battezzato il 15 marzo del 1724, convince Paolino, dopo il tempo del lutto, a contrarre un nuovo matrimonio con Rosa Perrino probabilmente nel 1725. Dalla loro unione ha origine il ramo sammaritano dei Frecentese con la nascita di Giuseppe Maria, battezzato 13 febbraio 1726.


Nel catasto onciario del 19754 figura la famiglia “Trecentese” composta da: magnifico Paolo di 56 anni, speziale di medicina, con la moglie magnifica Rosa Perrino di anni 48 con i figli Vincenzo di anni 21, speziale di medicina, Giuseppe Maria di anni 16, pittore, Giovanni di anni 11, Maria di anni 19, Rachele di anni 15, Angela di anni 8. Nell’elenco vi è la sorella Cristina Trecentese di anni 60. La famiglia abita in piazza S. Lorenzo. (I Catasti onciari, pp.  139, 149).
Nel censimento onciario del 1754 Paolino Frecentese appare nella qualità di speziale di medicina, così come il figlio Vincenzo. La corporazione degli speziali di medicina annoverava tra le proprie file anche i pittori. Si spiega così come il figlio di Paolino, Giuseppe Maria, si appoggiasse all’attività paterna per intraprendere l’arte della pittura.
Dal figlio di Paolino e Rosa Perrino, Giovanni Girolamo, ultimo nato, prosegue il ramo sammaritano per la linea maschile. L’arte dello speziale è stata intrapresa dal primogenito Vincenzo, che sembra non essersi sposato. La famiglia abitava nella piazza S. Lorenzo. Di Giovanni Girolamo non si hanno informazioni né sull’attività svolta, né sul luogo ove abitava. Molto probabilmente, essendo i suoi figli abitanti nella strada S. Lorenzo ed il padre Paolino dimorante nella piazza S. Lorenzo, come dichiarato nel censimento del catasto onciario, quella di S. Lorenzo doveva essere la zona elettiva del domicilio dei Frecentese.
La via S. Lorenzo è l’attuale via A. Gramsci e la piazza S. Lorenzo dovrebbe coincidere con lo slargo tra la confluenza di via Gramsci con la via A.S. Mazzocchi. Si tratta della zona di S. Maria Capua Vetere, che ha conservato l’impianto antico attorno al Duomo, e laddove sono fiorite le botteghe artigianali e del commercio al minuto. Nell’agglomerato edilizio, racchiuso tra via R. D’Angiò (coincidente con l’antico cardo massimo) e via Albana e da nord a sud da via M. Fiore e via Latina, sono ancora visibili edifici con strutture architettoniche settecentesche.
 
Per tutta la seconda metà del XVIII secolo non si hanno notizie sui Frecentese. Bisogna attendere le registrazioni anagrafiche comunali d’inizio XIX secolo per avere informazioni sugli aspetti lavorativi, abitativi e note di colore sui Frecentese a S. Maria Capua Vetere.


2. Nuclei abitativi ed attività del ramo di S. Maria Capua Vetere attraverso gli atti di stato civile (secc. XIX-XX).

2.1. Dall’inizio dello stato civile comunale sammaritano all’unità d’Italia.
In effetti è a partire dai documenti di stato civile comunale, in particolare gli atti di matrimonio, che è possibile rintracciare le esperienze lavorative ed economiche intraprese dalla famiglia nelle sue diramazioni dal capostipite sammaritano.

Qui di seguito sono segnalati alcuni atti di nascita, di matrimonio e di morte registrati nel comune di S. Maria Capua Vetere; per le donne vale ricordare che contraevano, di solito, il matrimonio nella propria parrocchia di residenza.

L’8 aprile 1810 alla registrazione della nascita di Giovanna Candida Maria, figlia di Paolo Giovanni, di professione negoziante, appare come testimone Ottavio Vincenzo Frecentese, pro cancelliere. Paolo Giovanni ed Ottavio Vincenzo sono fratelli, figli di Giovanni Girolamo.

Il 2 marzo 1812 d. Giovanni Pasquale Domenico, figlio di d. Giovanni Girolamo e donna Candida Cipullo, nell’atto di matrimonio con donna Maria Teresa Abbate viene dichiarato di professione amanuense ed abitante in S. Maria Capua Vetere nella strada San Lorenzo. La moglie Maria Teresa è figlia di un possidente e la sua famiglia abita nella strada dietro il Duomo.

Il 22 febbraio 1817, nell’atto di nascita, Vincenzo è dichiarato figlio di Giovanni Pasquale Domenico, impiegato del tribunale civile di S. Maria Maggiore.

Il 19  aprile 1817 nasce Rosa Candida Geltrude, figlia di OttavioVincenzo (vice cancelliere comunale) e Maria Giovanna Baja.

In questi primi documenti appare in tutta evidenza come la famiglia appartenesse al livello della media-alta borghesia cittadina. Le professioni di amanuense e di impiegato, unitamente a quella del negoziante forniscono l’indicazione di attenzione nei confronti dell’istruzione dei propri membri e della loro collocazione lavorativa nelle strutture impiegatizie cittadine (comune, tribunale).
L’accesso al settore impiegatizio e l’intraprendenza nel commercio, che ricorda l’attività originaria dello speziale antenato Paolino Giovanni Bernardo e che apparirebbe tramandata al di là del settore della specifica tipologia di vendita, non sono casuali, se si ricorda che tutti comunque sono attestati in qualità di possidenti. Nel corso di circa un secolo la famiglia Frecentese aveva accumulato una discreta ricchezza.

L’8 ottobre 1836 d. Pasquale Vincenzo Paolo, figlio di don Giovanni Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di matrimonio con donna Maria Luisa Ulli, è attestato nella sua attività di scribente (o scrivano) ed abita nella strada San Lorenzo. I suoi genitori si dichiarano possidenti.  Maria Luisa abita alla strada Santa Croce e figura come proprietaria. All’atto sono testimoni scribenti e possidenti.

Il 30 giugno 1840 d. Vincenzo Giuseppe Maria, figlio di d. Giovanni Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di matrimonio con Maria Teresa Grandizio, è nominato nella sua attività di scribente ed abita nella strada San Lorenzo. La sua genitrice si dichiara possidente. Maria Teresa Grandizio abita nella Strada della Croce ed il padre è scribente. All’atto partecipano in qualità di testimoni scribenti ed impiegati.

Il 20 maggio 1845 d. Pasquale Vincenzo Paolo, figlio di d. Giovanni Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di seconde nozze con Maria Raffaella Fusco, è dichiarato scribente ed abita nella strada San Lorenzo. La sua genitrice si dichiara possidente.  Maria Raffaella abita nella strada San Lorenzo ed è benestante. All’atto partecipano in qualità di testimoni possidenti, usciere comunale ed impiegati.

Il 6 maggio 1847 donna Angela Maria Rachele, figlia di d. Ottavio Vincenzo e di donna Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con d. Gennaro Golini di professione scribente, è attestata nella sua qualità di possidente ed abita nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di testimoni l’usciere comunale e gli impiegati.

Il 10 ottobre 1847 donna Adelaide, figlia di d. Giovanni Pasquale Domenico e di Maria Teresa Abbate, nell’atto di matrimonio con Giovanni Viggiano, possidente, è dichiarata nella sua qualità di benestante ed abita nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di testimoni l’usciere comunale, possidenti e gli impiegati.

Il 27 marzo 1851 d. Giuseppe Vincenzo Giovanni, figlio di d. Ottavio Vincenzo e di donna Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con donna Angela Viola, dichiara la sua attività di architetto ed abita nella strada San Francesco. Angela Viola è nativa di Napoli ed è benestante. La coppia, come viene scritto, ha generato due figli prima del matrimonio e li ha chiamati Ottavio Giovanni Giuseppe e Annibale Giacinto Enrico, regolarmente denunciati e battezzati. All’atto partecipano in qualità di testimoni l’usciere comunale, un falegname, un cocchiere ed uno scrivente impiegato.

Il 6 ottobre 1853 donna Raffaella Maria Domenica, figlia di Ottavio Vincenzo e di Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con d. Luigi Carlucci, possidente, originario di Giovinazzo, è attestata quale possidente ed abitante nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di testimoni l’usciere comunale, un possidente e due scriventi.

Il 3 giugno 1854 donna Candida Rosa, figlia di Giovanni Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di matrimonio con Simone Nassi, soldato della riserva, originario di Pignataro, è attestata quale possidente ed abitante alla strada della Croce. All’atto partecipano in qualità di testimoni un calzolaio, un venditore privilegiato, un “tramontano”, un “sartore”.

Il 18 gennaio 1855 d. Gaetano Maria Pasquale, figlio di d. Ottavio Vincenzo e di Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con donna Matrona Trojano, è attestato nella sua qualità di possidente ed abita nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di testimoni un falegname, due possidenti, un benestante.

Il 23 settembre 1861 donna Maria Virgilia, figlia di d. Vincenzo Giuseppe Maria e di Maria Teresa Grandizio, nell’atto di matrimonio con d. Gaetano Finelli, possidente, originario di Napoli, è dichiarata quale possidente ed abitante alla strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di testimoni un guardiano del camposanto, un musicante della Guardia Nazionale, un servente, un calzolaio.

Fino a poco prima l’Unità d’Italia i rami della famiglia sono in genere formati da possidenti e scrivani. Si tratta, pertanto, di persone di alto livello economico-sociale e i legami che vengono stretti sono con altrettante famiglie benestanti.
I Frecentese non sono mai stati numerosi ed in questo periodo sono collocati nella scala sociale al livello della ricca borghesia cittadina operante nel campo della proprietà terriera, ma non sembra abbiano mai avuto accesso al rango nobiliare.
Va considerato che Paolino Giovanni Bernardo, l’iniziatore del ramo sammaritano era uno speziale di medicina e nel 1754 questa era sì un’attività redditizia nel campo del commercio, ma non tale da giustificare un livello di vita agiato e di rendita. Con ogni probabilità si deve alle capacità del figlio di Paolino, Giovanni Girolamo l’accumulo di così consistenti beni, anche grazie al matrimonio con Candida, figlia della ricca famiglia Cipullo.
Tre sono i punti dove i Frecentese abitano. Innanzitutto nella piazza e strada San Lorenzo (oggi via A. Gramsci), collocata nei pressi del Duomo e del vecchio Municipio, accanto al Tribunale. La strada S. Lorenzo collega il tratto di via Roma (che confluisce con via Roberto d’Angiò) a via A. S. Mazzocchi. La strada è, pertanto, nel cuore della città e abitare lì senz’altro dà visibilità sociale. La struttura familiare non si disperde nel corso della prima metà del XIX secolo, almeno fino al 1835. La strada San Lorenzo è punto di riferimento per tutti: è la residenza della famiglia. E’ difficile oggi provare a rintracciare l’esatta ubicazione del palazzo dei Frecentese, stante le molte trasformazioni avvenute a livello urbanistico e le ristrutturazioni compiute nei fabbricati.
Alcuni discendenti tendono tra gli anni 1835-1840 a spostarsi in altre zone della cittadina: strada della Croce, strada S. Francesco nell’omonimo rione, strada del Monte.
Con il 1856 comincia la vera e propria dispersione con la sistemazione in edifici più lontani dal cuore tradizionale di insediamento familiare e siti in vicolo S. Teresa, strada S. Sebastiano e strada Concezione.
L’attività prevalente è quella del possidente terriero, che vive abbastanza agiatamente in una società a forte prevalenza agraria e nell’industria artigiana della conceria. Altro dato di interesse è l’impiego di amanuense o scrivano di diversi componenti il nucleo familiare, riservato a chi sa leggere e scrivere ed è in possesso di una qualificazione professionale quanto meno attestata. L’impiegato pubblico è in genere lo scrivente che ha avuto accesso ai ruoli del comune e delle amministrazioni pubbliche in genere. Si tratta anch’essa di un’attività di prestigio sociale. Il già ricordato Ottavio Vincenzo è pro cancelliere del comune e Giovanni Pasquale Domenico è impiegato del tribunale civile di S. Maria Maggiore. Gaetano Maria Pasquale è impiegato del municipio e sottoscriverà diversi atti di matrimonio nella qualità dapprima di impiegato e di semplice testimone. Gaetano Maria Pasquale chiederà di poter ottenere l’incarico di cancelliere archiviario tra 1843 e 1846, cioè di assistente del Conciliatore, aprendo una vertenza contro la nomina di altro impiegato non titolato (ASCe, Giustizia, personale, 129/5.1, 1)
L’architetto Giuseppe Vincenzo Giovanni abiterà in via S. Francesco. Conduce una vita piuttosto dissonante rispetto al resto della famiglia. Ha una relazione con una giovane napoletana dimorante in S. Maria. Dalla convivenza nascono due figli prima del matrimonio, relazione che successivamente verrà regolarizzata sia al civile che in chiesa presso la parrocchia di S. Erasmo, il che conferma l’accasamento pre matrimonio  in via S. Francesco, con il defilarsi rispetto ai beni paterni situati della strada S. Lorenzo. Di Giuseppe è conservata nell’Archivio di stato di Napoli una sua pianta topografica della Difesa denominata Riccia di proprietà di Luigi Sanseverino, principe di Bisignano, sita nel territorio di Cancello Arnone, e redatta nel 1874 (ASNa, Affari demaniali, Documenti iconografici, b. 11).
I matrimoni da parte maschile avvengono con famiglie benestanti: Cipullo (1777), Abbate (1812), Ulli (1836), Grandizio (1840), Fusco (1845), Viola (1851), Trojano (1855). Dei Trojano rimane ancor oggi memoria in una stradina denominata vico Gaetano Troiano, poco distante dalla strada San Lorenzo, di fronte al Tribunale.
Per parte femminile le famiglie imparentate diventano: Golini, scrivente (1847), Viggiano, possidente (1847), Carlucci, possidente (1853), Nassi, soldato della riserva (1854), Finelli, possidente (1861).
Tutte le famiglie che vengono legate dal vincolo matrimoniale con la Frecentese sono di S. Maria Capua Vetere, tranne: Viola (Napoli), Carlucci (Giovinazzo), Nassi (Pignataro), Finelli (Napoli).
E’ l’apogeo della famiglia: Il figlio di Paolino Giovanni Bernardo, Giovanni Girolamo, coniugatosi con Candida Cipullo, ha saputo portare la famiglia ad un livello di ricchezza e pubblicità sociale, che non sarà più eguagliato. Morirà a circa 88 anni, lasciando beni mobili ed immobili, un palazzo degno dell’alta borghesia cittadina, figli sistemati con matrimoni di tutto rispetto.
Da lui si ripartiranno tre rami: Paolo Giovanni che si sposerà con Maria Giuseppa Mascia nel 1806, Ottavio Vincenzo che contrarrà matrimonio con Maria Giovanna Baja, Giovanni Pasquale Domenico che si unirà con Maria Teresa Abbate nel 1812.
Il ramo del primogenito Paolo Giovanni si è estinto per scarsa prolificità e pochissimi matrimoni nella linea maschile. Il ramo del terzogenito Giovanni Pasquale è proseguito fino alla sua estinzione in Italia e la prosecuzione in Argentina, di cui oggi sono presenti alcuni rappresentanti.
Il ramo più vivace e l’unico ancora autenticamente sammaritano per origini e per dimora è quello di Ottavio Vincenzo, che percorre e si intreccia con la storia sammaritana fino ai nostri giorni.


2. 2. Dall’unità d’Italia alla fine del XIX secolo.
Il 10 gennaio 1863 il segretario comunale di S. Maria Capua Vetere Giuseppe Gaetano Agostino, figlio di d. Paolo Giovanni, iscrive nel registro dei nati la propria figlia Giuseppa Amalia Giuditta Claudia Elisa.

L’8 gennaio 1865 d. Giuseppe Alessandro, figlio di d. Francesco Giovanni Alessio impiegato e di donna Angela Santamaria, nell’atto di matrimonio con donna Annamaria Russo di Pietrantonio, usciere, è attestato come cancelliere in Cicciano. All’atto partecipano come testimoni due negozianti, uno scrivente, un legale.

Il 7 maggio 1866 Pasquale Vincenzo Paolo, vedovo di Raffaella Fusco, figlio di Giovanni Pasquale Domenico e Maria Teresa Abbate, di professione usciere al tribunale di Cassino, ha contratto matrimonio con Rosa De Luca, cucitrice, figlia dello stagnaro Domenico.

Il 29 marzo 1867 Adele Ernesta Alfonsa viene registrata dal padre d. Giuseppe Alessandro, figlio di Francesco Giovanni Alessio, che esercita l’attività di vice cancelliere presso la pretura di Saviano.

Il 4 luglio 1867 Paolo Francesco Antonio, figlio di Vincenzo Giuseppe Maria e Maria Teresa Grandizio, di anni 18, e Maria Rachele Ferrara, vedova di Enrico Fusco, possidente, abitante con il figlio maggiore di professione pittore, hanno contratto matrimonio alla presenza di due impiegati comunali in qualità di testimoni.

Il 20 febbraio 1870 Giuseppe Vincenzo Giovanni, figlio di Ottavio Vincenzo e Maria Giovanna Baja, vedovo di Angela Viola, di professione architetto ed impiegato civile, ha contratto matrimonio con Filomena Majorano, benestante e figlia del negoziante Angelo, alla presenza di una guardia campestre e di un impiegato civile in qualità di testimoni.

Il 14 dicembre 1870 Giuseppe Alessandro registra il proprio figlio Eduardo Alfredo Aniello Francesco Emilio Salvo ed ha la qualifica di vice cancelliere del tribunale di S. Maria Capua Vetere.

Il 6 novembre 1871 viene registrata Teresa Michela, figlia di Paolo Francesco Antonio, di professione guardia, medesima professione dichiarata il 6 gennaio 1874 nell’atto di nascita della propria figlia Pasqualina Candida Rosa. Paolo Francesco Antonio oltre alla professione di guardia indica pure l’attività  di pittore. Dopo questa registrazione Paolo Francesco Antonio si qualificherà sempre come pittore.

Il 1 settembre 1872 in qualità di segretario comunale Giuseppe Gaetano Agostino, figlio di d. Paolo Giovanni, firma la delibera del Consiglio Comunale per lastricare la via Torre in S. Maria Capua Vetere.  (Cfr. Il progetto).

Il 29 marzo 1874 Ottavio Giovanni Giuseppe, figlio dell’architetto Giuseppe Vincenzo Giovanni e di Angela Viola, di professione impiegato al dazio, ha contratto matrimonio con Maria Giuseppa Majorano, vedova di Alfonso Addonisio alla presenza di un messo comunale e di un falegname in qualità di testimoni.

L’11 febbraio 1875 Carmela Maria Giovanna, figlia di Vincenzo Giuseppe Maria e Maria Teresa Grandizio, cucitrice, ha contratto matrimonio con Pasquale Trepiccione di professione falegname, alla presenza di due impiegati in qualità di testimoni.

Il 7 gennaio 1878 muore all’età di tre anni Giuseppe Annibale Vittorio, figlio di Ottavio Giovanni Giuseppe, impiegato, e la registrazione del decesso avviene davanti al segretario comunale Giuseppe Frecentese.

Il 19 settembre 1878 Olimpia Ermelinda Filadelfia Sofia Adele Corinna Giovanna, figlia di Gaetano Maria Pasquale e Maria Matrona Trojano, possidente, ha contratto matrimonio con Carlo Viggiano, figlio di Giovanni, e di Adelaide Frecentese, di professione ritrattista alla presenza di un impiegato e di una guardia municipale in qualità di testimoni. Carlo Viggiano nei confronti di Olimpia è cugino acquisito di secondo grado.

Il 29 aprile 1880 Luigi Paolo, figlio di Francesco Giovanni Alessio e di Angela Santamaria, impiegato, ha contratto matrimonio con Teresa Russo, domestica di casa, alla presenza di un usciere ed un impiegato comunale in qualità di testimoni. L’11 aprile 1878, prima del matrimonio, la coppia aveva avuto un figlio di nome Francesco Giovanni Alberto regolarmente registrato ed in quell’occasione aveva già dichiarato di svolgere il lavoro di impiegato.

Il 27 giugno 1883 Guglielmo Roberto Gustavo, figlio di Giuseppe Vincenzo Giovanni e Angela Viola, di professione guardia campestre, ha contratto matrimonio con Erminia Lamonica, donna di casa alla presenza del custode e di una guardia municipale in qualità di testimoni. Nell’atto di nascita della propria figlia Angiola dell’11 ottobre 1885, Guglielmo appare ancora come guardia municipale.

Il 25 aprile 1888 Goffredo Gustavo Adolfo Ottavio Costantino Corinto Oreste, figlio di Gaetano Maria Pasquale e Matrona Trojano, impiegato, ha contratto matrimonio con Giovanna Finelli alla presenza di un custode e di un messo comunali. In realtà nell’atto di nascita del figlio Gaetano del 5 ottobre 1888, Goffredo appare in qualità di commesso e solo nelle registrazioni successive figura nella qualità di impiegato. Nel 1903 Goffredo è dichiarato professore di musica nell’atto di nascita del figlio Pasquale.

Il 15 novembre 1888 Emilia Palma Filomena Amalia, figlia di Francesco Giovanni Alessio ed Angela Santamaria, ha contratto matrimonio con Alfredo Vargas, nativo di Napoli, possidente alla presenza dei due messi comunali in qualità di testimoni.

Il 10 settembre 1891 Paolo Francesco Antonio, figlio di Vincenzo Giuseppe Maria e Maria Teresa Grandizio, di professione “giornaliero”, ha contratto matrimonio con Maria Viggiano alla presenza di un messo e di un impiegato comunali.

Il 19 maggio 1892 Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco, figlio di Gaetano Maria Pasquale e Matrona Trojano, ha contratto matrimonio con Adelina Lemma, casalinga, alla presenza di due impiegati comunali.
Il 9 marzo 1893 Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco nel registrare la nascita della figlia Giulia Olimpia Giuseppa dichiara di essere farmacista.

Il 4 agosto 1894 Silvia, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe e di Maria Giuseppa Majorano, ha contratto matrimonio con Emilio Perillo di Anacleto, nativo di Castelforte, musicante e residente a Londra, alla presenza dei due messi comunali.

Il 22 novembre 1895 muore a 18 anni Francesco Giovanni Alberto, figlio di Luigi Paolo e di Teresa Russo, registrato con la professione di tipografo.

Il 6 giugno 1898 Maria Giovanna Clarice Teodora Amalia Anna, figlia di Gaetano Maria pasquale e di Matrona Trojano, ha contratto matrimonio con Giuseppe Finelli, di professione capitano contabile in posizione ausiliaria, alla presenza di un messo e di un impiegato comunali. Gaetano, di professione impiegato del comune della città e pensionato da pochi anni, era morto alcuni mesi prima il 17 gennaio 1898.
Dal loro matrimonio nascono: Margherita (17-04-1899), Angelo (3-10-1902), Lucia (23-05-1904) e Amalia (2-10-1908), che emigreranno da S. Maria Capua Vetere tra il 1935 ed il 1938. In particolare Margherita si coniuga con Giovanni Nitti e abiterà e morirà a Roma.25

Successivamente all’unità d’Italia, i vari rami familiari si separano anche territorialmente, localizzandosi in diversi punti della città. I quartieri di S. Francesco e di S. Erasmo diventano i nuovi luoghi residenziali dei Frecentese. Non viene ancora abbandonata totalmente la strada di S. Lorenzo ed i suoi dintorni.
In genere gli eredi dei possidenti e proprietari terrieri tendono a sistemarsi all’interno della realtà impiegatizia ed amministrativa cittadina. Questo, probabilmente, ha fatto seguito alle divisioni dei beni immobili, al loro frazionamento, anche per la prolificità di alcuni rami e l’esigenza di sistemare le figlie con opportuna provvista di dote.
Si spiegano così le abitazioni, spesso in affitto, collocate nella strada Monte, strada Anfiteatro, piazza del Popolo, via Albana, via Melorio, via Torre, via Milbitz, corso Adriano, via Vetraia, via Tari.
 
I matrimoni sono contratti con famiglie di piccola borghesia e con esercenti il commercio o l’artigianato.
Il Frecentese possidente, benestante, proprietario si tramuta nell’impiegato, nell’artigiano, che non vive più di rendita o come amministratore del proprio patrimonio immobiliare agrario. In questa nuova modalità è costretto a perdere posti di visibilità sociale.
L’impiegato è sempre un incarico di tutto rispetto nell’economia e nell’esercizio del piccolo potere cittadino, ma è lavoro oramai subordinato.
Interessante è notare che Giuseppe Gaetano Agostino, figlio di Paolo Giovanni, arriva ad essere segretario comunale. Riceve nel 1876 la dichiarazione di nascita di Angiolina Maria Clotilde, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe, in qualità di segretario comunale e pro tempore pubblico ufficiale dello Stato civile.

Di un qualche rilievo è l’attività svolta da Salvatore: farmacista. E’ un richiamo alle origini del ramo sammaritano dei Frecentese, il cui capostipite è Paolino Giovanni Berardino, speziale di medicina, il termine antico per definire per l’appunto la professione del farmacista.

Sul finire del XIX secolo le condizioni economiche di alcuni dei Frecentese sono tali che costringono, come per molte altre famiglie, a tentare la via dell’emigrazione. Dapprima l’emigrazione in altre regioni italiane con matrimoni. Poi quella in Brasile, Argentina e solo agli inizi del XX secolo negli U.S.A.
Probabile la perdita, sul finire del secolo, della casa alla strada San Lorenzo, quell’abitazione con corte che era diventata il cuore propulsore della famiglia.
Il profilo dei Frecentese vede componenti che esercitano alcune arti peculiari: musica, restauro, architettura… Esemplare la vicenda di Corindo, che sarà chiamato nel 1898 in Brasile dal consolato italiano come restauratore da Salviati, un milanese trapiantato a Venezia, emigrato e divenuto docente dell’accademia di São Paolo; assunto come collaboratore di Salviati, ne ha, poi, sposato la figlia Maria. Corindo, messosi in proprio, si cimenterà con profitto nella costruzione di abitazioni in alcuni quartieri di São Paolo.
Purtroppo nei documenti non figurano altre indicazioni riguardanti le attività familiari, la localizzazione di abitazioni e beni.


2. 3. Dagli inizi del XX secolo al secondo conflitto mondiale.
Il 19 aprile 1903 nasce Francesco Alfonso Erasmo Simmaco, figlio di Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco che è attestato come assistente di farmacia.

Il primo maggio 1903 nasce Pasquale, il cui padre Goffredo Gustavo Adolfo Ottavio Costantino Corinto Oreste dichiara la professione di insegnante di musica.

Il 4 agosto 1904 Silvia, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe e Maria Giuseppa Majorano, sposa Emilio Perillo, nativo di Castelforte, figlio di Anacleto e Marchiorre Loreta, ambedue residenti a Londra, di professione musicante.

Il 15 marzo 1905 Adele Margherita Giuseppa, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe e Maria Giuseppa Majorano, sarta, ha contratto matrimonio con Gaetano Perretta, calzolaio alla presenza di un impiegato e di un portiere comunali in qualità di testimoni.

Il 31 luglio 1919 Angiolina Maria Clotilde, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe e di Maria Giuseppa Majorana, ha contratto matrimonio con Arturo De Caprio, provenente da Cancello Arnone, di professione impiegato, vedovo, alla presenza di una casalinga (Adele Margherita Giuseppa, sorella di Angiolina) e di un messo comunale in qualità di testimoni. Arturo era figlio naturale di Rosa De Caprio.

Il 27 giugno 1920 Teodorico Arnaldo Gaetano Angelo, figlio di Goffredo Gustavo Adolfo Ottavio Costantino Corinto Oreste, scrivano, e di Giovanna Finelli, ha contratto matrimonio con Antonia Santoro, figlia di Alessandro, contadino, alla presenza di un possidente e di un ebanista (Gaetano Giuseppe Vittorio Prisco, fratello di Teodorico) in qualità di testimoni.

L’11 novembre 1920 Domenico, figlio di Guglielmo, guardia urbana, e di Erminia Lamonica, ha contratto matrimonio con Girolama Gioielli di Giovanni, falegname, alla presenza di un portiere e di un messo comunali in qualità di testimoni. Domenico era commesso di farmacia e Girolama sarta.
Proprio Domenico, figlio di Guglielmo Roberto Gustavo, partirà nel 1923 alla volta degli U.S.A. con la moglie ed il figlioletto Guglielmo.

Domenico quando giungerà a Ellis Island dichiarerà di essere commesso di farmacia e suo figlio Guglielmo, naturalizzato in William, partecipando alla seconda guerra mondiale sarà arruolato nel battaglione medico probabilmente per aver declinato competenze nel settore.
Ancor oggi in Aversa da alcune generazioni è attiva la farmacia del Leone, gestita dai Frecentese. Una conferma delle origini?
La farmacia “Del Leone” fu acquisita da Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco e dalla moglie Adelina Lemma nei primi decenni del XX secolo. Salvatore era stato inizialmente commesso nella farmacia situata nei pressi dell’anfiteatro campano di S. Maria Capua Vetere.

Nel 1923, il giorno 18 luglio Gaetano Aniello Giovanni ha contratto matrimonio con Peppina De Angelis in Napoli. Ha intrapreso giovanissimo la carriera in Marina militare e si è congedato con il grado di capitano.

Il 19 luglio 1930 Pasquale, figlio di Goffredo Gustavo Adolfo Ottavio Costantino Corinto Oreste e Giovanna Finelli, segantino (falegname) sposa Assunta Della Valle.

Il 26 agosto 1936 Angiola, figlia di Guglielmo ed Erminia Lamonica, in età matura contrae matrimonio con Pasquale Cinquegrana, vedovo, originario di Caivano, possidente e residente a Casale di Carinola.

La dispersione della famiglia Frecentese, già consumatasi rispetto al nucleo abitativo originario di fine XVIII secolo, prosegue con quella dei legami familiari, che si allentano per via delle ramificazioni. A questa si aggiunge il fenomeno dell’emigrazione di fine XIX secolo e primi decenni del XX verso Brasile, Argentina e U.S.A.
Un ramo del casato si stabilirà ad Aversa, dove tuttora è presente con i suoi discendenti.
Con il secondo dopoguerra u nuovo ramo si stanzierà a Scafati con alcune famiglie.
Per motivi di lavoro i Frecentese sammaritani si collocano oggi oltre a S. Maria Capua Vetere a Bordighera, Casagiove, Caserta, Ceccano, Conegliano, Formia, Latina, Livorno, Palermo, Rubano, Varese, Verdello.
Nel passato hanno abitato anche a Casale di Carinola, Cassino, Gaeta, Mola di Gaeta (Formia), Monreale, Napoli, New York, Roma, Vairano Patenora.
Fuori dell’Italia  sono presenti a Buenos Aires, Mendoza, São Paulo, Piracicaba.